lundi 30 novembre 2009

EXAMENS NON SPÉCIALISTES ITALIEN 2009/2010

Christelle BALDERAS :
ECRITS CC
E39IT1 Italien non-spécialistes Débutants Groupe 3
Mardi 8 décembre 9h15 – 10h45 C204
E39IT1 Italien non-spécialistes Débutants Groupe 4
Mardi 8 décembre 10h45 – 12h15 C204
E39IT1 – E59IT1 Italien non-spécialistes Grands Débutants Groupe 5 (L2 / L3)
Mercredi 9 décembre 8h15 – 9h45 G02
ECRITS D A
E19IT1 et E39IT1 – E59IT1 (pour les non-spécialistes Grands Débutants L2 et L3 inscrits au cours
du mercredi de C. Balderas) Samedi 19 décembre de 8h15 à 9h45 Amphi B
Mme Marie-Thérèse MASSARO :
ECRITS
E 39 IT1 Jeudi 17 décembre 8H15 - 9H45 BRED 27 CC et DA
E 19 IT1 Jeudi 17 décembre 16H15 - 17H45 B 207 CC et DA
ORAUX
E 59 IT1 mardi 15 et mercredi 16 décembre CC en D06 et C 209
Pour les DA Mercredi 16 décembre 17H15 en D06
Mme MARTELLI
E19IT1 Mercredi 8 décembre de 11h45-13h15 en F103
M. MIRABELLA
E19IT1 samedi 19 décembre de 8h15-9h45 amphi B DA
E39IT1 Lundi 14 décembre de 9h15-10h45 D06 DA
E59IT1 Mercredi 16 décembre de 8h15-9h45 B207 DA

vendredi 27 novembre 2009

EXAMENS LLCER ITALIEN Décembre 2009

M. Alain CRIVELLA
E12IT1
Littérature du Moyen Age Jeudi 17 décembre de 14h45 à 16h15
Bibliothèque d’Italien (seulement les étudiants du Contrôle Continu)

E32IT1
Littérature Moderne Jeudi 10 décembre de 12h15 à 14h15
Salle D06 (Etudiants du Contrôle Continu et Dispensés d’Assiduité)

E53IT1
Littérature du Moyen Age Vendredi 18 décembre de 11h15 à 12h45
Salle D06

Mme Michelle BIANCHINI

E33IT1 Mercredi 9 décembre 8h45 – 10h15
CC et DA - Salle D06

E34IT1 Jeudi 17 décembre à partir de 9h00
CC et DA - Salle A208

E52IT1 (version ancienne) vendredi 11 décembre 15h15 – 16h45
CC et DA - Salle D06

Mme Marie-Thérèse MASSARO
ECRITS
E31IT1 Thème – Jeudi 10 décembre 15h15 – 16h15
CC et DA - Salle G01

E32IT1
Civilisation moderne Vendredi 11 décembre 8h15 – 10h15
CC - Salle D06
E12IT1
Moyen Age Mercredi 16 décembre 13h15 – 14h45
CC et DA - Salle D06

ORAUX
E31IT1
Expression orale (uniquement CC)

Mme Myriam CARMINATI
E54IT1 Mercredi 9 décembre de 14h15 à 17h15
Salle B202

E52IT1 (pour la philologie exclusivement) Jeudi 10 décembre de 14h15 à 15h45
Salle G 107

M. Flaviano PISANELLI
E11IT1
Civilisation italienne Mercredi 16 décembre 16h15 – 19h30
Oral, entretien de 20 minutes - Salle A 208

E11IT1
Civilisation italienne, Ouverture Vendredi 18 décembre 13h30 – 20h00
Bureau A210 et SAMEDI 19 décembre matin
si nécessaire oral, entretien 15 minutes

E13IT1
Explication de textes Mercredi 16 décembre 9h45 – 11h15
et Vendredi 18 décembre 9h30 – 12h30, oral

E1PIT1 (PPP) présentation dossier (oral) - Mardi 15 décembre 16h00 – 19h30

E33IT1
Compréhension testes anciens Mercredi 16 décembre 14h45 – 16h15 écrit

E51IT1
Thème Jeudi 17 décembre 11h45 – 13h45 écrit
Salle A105

Mme Isabelle FELICI
Dispensés d’assiduité et CC
E31IT1 11 décembre 13h15 – 14h15 ECRIT - Salle D06
E51IT1 10 décembre 15h45 – 17h45 ECRIT
Salle D06 (salle à confirmer pour la deuxième heure)

Mme Angela BIANCOFIORE
EXAMENS ORAUX

E34IT1 Mardi 8 décembre 9h30 – 17h00 - Salle A210

ECRIT
E53IT1 Jeudi 10 décembre 10h15 – 13h15
Bibliothèque d’Italien, salle A208

Mme Alessandra MARTELLI
E51IT1
Expression orale Mardi 15 décembre 13h15 – 14h15 - Salle D06
Mercredi 16 décembre 11h15 – 12h15 - Salle D05

E13IT1
Expression orale Jeudi 17 décembre 12h45 – 15h00 – Salle C209

mercredi 18 novembre 2009

Apéro littéraire italien


« Écrire la folie:
la poésie d'Alda Merini »
Jeudi 26 Novembre à 18h00
Salle A208 (Bibliothèque d'Italien)

A l’occasion de la disparition d’Alda Merini,
M. Flaviano Pisanelli
reviendra sur l’œuvre et la poétique de l’auteur.
Projection du film-documentaire “Più bella della poesia è stata la mia vita”, réalisé par Vincenzo Mollica.
Lecture de textes poétiques
Alda Merini vue par d’autres artistes et musiciens italiens
(Roberto Vecchioni, Giovanni Muti)
Les professeurs, les étudiants et tous les amis seront les bienvenus!

mardi 17 novembre 2009

ALDA MERINI


IN FORMA DI OMAGGIO
Il “dolore magnificato”: la poesia di Alda Merini
di Flaviano Pisanelli

Il 1 novembre scorso, quando il pensiero di chi ama la poesia non può non ricordare l’anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini o quella di Ezra Pound, è arrivato l’annuncio della scomparsa di Alda Merini.
Ho accolto la notizia con molto dolore e mi sono subito venute in mente le parole pronunciate da Alberto Moravia durante i funerali di Pasolini nel 1975. Egli gridò: “Abbiamo perso prima di tutto un poeta, e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto entro un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe essere sacro”. Mi piacerebbe che accanto alla voce poetica di Pasolini si ricordasse in futuro anche quella spontanea, anti-intellettualistica, mistica e appassionata di Alda Merini.

Alda Merini nasce a Milano, il primo giorno di primavera del 1931 – come ricorda Milva in un testo di Merini, da lei interpretato – e si misura giovanissima con la poesia. Nel 1953 viene pubblicata la sua prima raccolta intitolata La presenza di Orfeo, composta da testi scritti sin dal 1948. Molti poeti e critici accolgono con favore ed entusiasmo l’esordio poetico di Merini, fra gli altri citiamo Silvana Rovelli, Angelo Romanò, Eugenio Montale, Maria Luisa Spaziani, Pier Paolo Pasolini, Giacinto Spagnoletti, considerato quest’ultimo come lo scopritore del talento della giovane poetessa.
Negli anni successivi Alda Merini pubblica Paura di Dio (1955), Nozze romane (1955), Tu sei Pietro (1961). Tra il 1961 e il 1978 la voce di Alda tace. In questi anni infatti la poetessa vive la dolorosa esperienza dell’internamento in manicomio, anni che saranno cantati in tutta la sua produzione poetica successiva. Questo spazio di non-redenzione abitato da ‘ombre’ sarà una costante tematica sulla quale Merini costruirà, a partire dagli anni Ottanta, la sua espressione poetica.
Nella raccolta La Terra Santa (1984), alla quale sarà attribuito nel 1993 il Premio Librex Montale, lo spazio manicomiale è trasformato, come ha scritto Giorgio Manganelli nella prefazione al testo in prosa L’altra verità. Diario di una diversa (1986), in “una ricognizione, per epifanie, deliri, nenie, canzoni, disvelamenti e apparizioni, di uno spazio – non un luogo – in cui, venendo meno consuetudine e accortezza quotidiana, irrompe il naturale inferno e il naturale luminoso dell’essere umano”.
Tra gli anni Ottanta e Novanta, Merini redige e pubblica testi in cui la poesia si affianca alla prosa. Citiamo fra gli altri Ipotenusa d’amore (1992), La palude di Manganelli o Il monarca del re (1992), opera scritta subito dopo la scomparsa dello scrittore al quale la poetessa fu legata da un rapporto di grande passione sul finire degli anni Quaranta e Un’anima indocile (1996).
L’attività poetica di Merini non si arresta. Gli anni Novanta vedono il moltiplicarsi di opere in versi che testimoniano l’urgenza di esprimere, di dire, di forgiare un contatto diretto con l’altro attraverso la ‘dizione poetica’. Nel 1993 viene pubblicata la raccolta Titano amori intorno a cui segue Ballate non pagate (1995), un’opera che fa riferimento all’universo del quartiere milanese dei Navigli, ove Merini risiedeva. Con questa raccolta la poetessa ricevette nel 1996 il Premio Viareggio. La fine degli anni Novanta rappresentano per Merini l’epoca della memoria che trasforma poeticamente eventi lontani nel tempo e che recupera avvenimenti più recenti, come la morte per incidente aereo di Roberto Volponi, figlio dello scrittore urbinate Paolo Volponi, al quale Merini dedicherà Quattro stanze per Roberto Volponi inserite nella raccolta La volpe e il sipario (1997).
La forza e l’originalità della poesia di Alda Merini risiedono nella sua capacità di immergere la parola in una memoria ‘materica’ focalizzata sulla nozione dell’’immagine-visione’ secondo un processo che ricorda la poesia orfica di Dino Campana. Si tratta di una poesia che, alludendo costantemente all’esperienza dolorosa del manicomio, riabilita le nozioni di parola e di corpo, di visione e di memoria per dare forma e dettato ad una follia capace di penetrare le ragioni di una vita.
La scrittura poetica si muove alla ricerca incessante dell’amore inteso come sentimento di appartenenza ad un mondo che non si riesce a cogliere nella sua pienezza, come affermazione disperata di una ‘normalità’ che sfugge ad ogni tipo di sistema e di convenzione. Attraverso questa ricerca dell’uomo, Merini elabora una poetica che si fonda su una parola-corpo che denuncia la perdita di un centro fisso e immobile e lo smarrimento continuo dell’io nell’altro, fino ad elaborare un nuovo sentimento del sacro creato sulla fusione tra la cultura cristiana e quella precristiana di derivazione classica.
Tutto questo fa della poesia di Alda Merini un viaggio attraverso un ‘paesaggio’ e una ‘follia’ che rappresentano al contempo l’inferno e la luce naturali dell’individuo e l’unica possibilità di rivolta umana di fronte ad uno ‘spazio’ sempre più disumanizzato e manicheista: “Il manicomio è una grande cassa di risonanza / e il delirio diventa eco / l’anonimità misura, / il manicomio è il monte Sinai, / maledetto, su cui tu ricevi / le tavole di una legge / agli uomini sconosciuta”.
È così che la poesia – senza volerlo – diventa luogo di r(i)-esistenza e di ri-nascita in un tempo in cui il ‘tutto uguale’ sembra essere l’unico modello possibile dell’esistere.





Alcune poesie di Alda Merini

Manicomio è parola assai più grande
delle oscure voragini del sogno,
eppur veniva qualche volta al tempo
filamento di azzurro o una canzone
lontana di usignolo o si schiudeva
la tua bocca mordendo nell’azzurro
la menzogna feroce della vita.
O una mano impietosa di malato
saliva piano sulla tua finestra
sillabando il tuo nome e finalmente
sciolto il numero immondo ritrovavi
tutta la serietà della tua vita.
(da La Terra Santa, 1984)

Il manicomio è una grande cassa di risonanza
e il delirio diventa eco
l’anonimità misura,
il manicomio è il monte Sinai,
maledetto, su cui tu ricevi
le tavole di una legge
agli uomini sconosciuta.
(da La Terra Santa, 1984)

Al cancello si aggrumano le vittime
volti nudi e perfetti
chiusi nell’ignoranza,
paradossali mani
avvinghiate ad un ferro,
e fuori il treno che passa
assolato leggero,
uno schianto di luce propria
sopra il mio margine offeso.
(da La Terra Santa, 1984)



La Terra Santa

Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch’io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c’era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.

Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso la messe,
la messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.

Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E dopo, quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.

Ma un giorno da dentro l’avello
anch’io mi sono ridestata
e anch’io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all’inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.
(da La Terra Santa, 1984)

Una volta ti dissi:
non arrabbiarti, amore,
s’io sono diversa.
Forse sono una colonna di fumo,
ma la legna che sotto di me arde
è la legna dorata dei boschi,
e tu non hai voluto ascoltarmi.
Guardavi la mia pelle candida
con l’incredulità di un sacerdote,
e volevi affondarvi il coltello
e così la tua vittima è morta
sotto il peso della tua stoltezza,
o malaccorto amore.

Prendevo in giro l’ebrietà della forma
e sapevo che ero di lutto,
eppure il lutto mi doleva dentro
con la dolcezza di uno sparviero.
Quante volte fui scoperta e mangiata,
e anche tu adesso sei empio,
o mio corollario di amore.
Dov’è la tua religione
per la mia povera croce?
(da Poesie per Charles, 1991)



Il pastrano

Un certo pastrano abitò lungo tempo in casa
era un pastrano di lana buona
un pettinato leggero
un pastrano di molte fatture
vissuto e rivoltato mille volte
era il disegno del nostro babbo
la sua sagoma ora assorta ed ora felice.
Appeso a un cappio o al portabiti
assumeva un’aria sconfitta:
traverso quell’antico pastrano
ho conosciuto i segreti di mio padre
vivendolo così, nell’ombra.
(da La Gazza Ladra. Venti ritratti, 1991)

Il grembiule

Mia madre invece aveva un vecchio grembiule
per la festa e il lavoro,
a lui si consolava vivendo.
In quel grembiule noi trovammo ristoro
fu dato agli straccivendoli
dopo la morte, ma un barbone
riconoscendone la maternità
ne fece un molle cuscino
per le sue esequie vive.
(da La Gazza Ladra. Venti ritratti, 1991)



A Dino Campana

Ritorna, che cantar canzone di voto
dentro l’acqua del Naviglio io voglio
perché tu sia riesumato dal vento.

Ritorna a splendere selvaggio
e giusto ed equo come una campana,
riscuoti questa mente innamorata
dal suo dolore, seme della gioia,
mia apertura di vento e mio devoto
ragazzo
che amasti la maestra poesia.
(da Ballate non pagate, 1995)

La mia poesia è alacre come il fuoco,
trascorre tra le mie dita come un rosario.
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.
(da La volpe e il sipario, 1997)

Il grido

Il mio sperma bevuto dalle sue labbra
era la comunione con la terra.
Beveva con la sua magnifica esultanza,
guardando i miei occhi neri
che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu più calda e lontana
e mai fu più feroce
il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due
come il timone di una nave
che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri
per molti anni ancora,
i baci e le speranze.
E non credevamo più in Dio
perché eravamo felici.
(da Clinica dell’abbandono, 2004)